Di Marco Belletti
Oggi, con circa 520 mila abitanti, Norimberga è la seconda città più grande dello stato federale tedesco della Baviera, dopo il capoluogo Monaco da cui dista 170 chilometri. Il suo nome compare per la prima volta in un documento storico nel 1050, come sede di un castello imperiale nella marca bavarese del Nordgau. Dal 1050 al 1571 la città si espande e diventa particolarmente importante grazie alla posizione baricentrica sulle principali direttive commerciali.Ma Norimberga sarebbe probabilmente una città come molti altri centri tedeschi, se non avesse avuto un ruolo emblematico durante il nazismo. Per la sua importanza durante il Sacro Romano Impero e la posizione nel cuore della Germania, Hitler sceglie la città bavarese come sede delle grandi convention del partito nazista, i cosiddetti i raduni di Norimberga che si svolgono nel 1927 e nel 1929 e a partire dal 1933 tutti gli anni fino al 1938. Con la salita al potere del partito nazista, i raduni diventano grandi eventi di propaganda. Il più celebrato resta quello del 1934, che la regista Leni Riefenstahl trasforma in un film di propaganda chiamato dal titolo “Il trionfo della volontà”.
Durante il raduno dell’anno dopo, Hitler ordina al Reichstag di approvare le leggi che revocavano la cittadinanza tedesca a tutti gli ebrei e agli altri popoli non ariani.
Una città emblema per il nazismo
Nel corso della seconda guerra mondiale, Norimberga è un importante sito per la produzione militare di aerei, sottomarini e motori di carri armati, con largo uso di manodopera schiavizzata proveniente dal vicino campo di concentramento di Flossenbürg. Tra il 1943 e il 1945 la città viene gravemente danneggiata dai bombardamenti alleati: in particolare, il 2 gennaio 1945 il centro medievale viene sistematicamente colpito dalle forze aeree inglesi e statunitensi e in meno di un’ora distrutto al 90%. Complessivamente si calcola che i residenti morti sotto le bombe siano circa 6 mila e oltre 100 mila gli sfollati.
Norimberga viene espugnata il 21 aprile 1945 da alcune divisioni di fanteria degli Stati Uniti che combattendo strada per strada causano ulteriori devastazioni urbane. La città viene rapidamente ricostruita al termine del conflitto, solo il centro storico e la parte vecchia nord-orientale non sono stati restaurati.
Dopo la caduta del nazismo, Norimberga diventa celebre in tutto il mondo per i suoi processi (i “Nürnberger Prozesse”), tenuti subito dopo il termine della seconda guerra mondiale dalle forze alleate in base al diritto internazionale e alle leggi di guerra. I processi sono particolarmente importanti in quanto perseguono componenti di spicco della leadership politica, militare, giudiziaria ed economica della Germania nazista, cioè contro persone che hanno pianificato o eseguito crimini di guerra e l’olocausto in particolare.
Il primo e più noto dei processi è quello che inizia il 20 novembre 1945, istituito contro i maggiori criminali di guerra davanti al Tribunale militare internazionale (IMT). Uno dei giudici britannici – Sir Norman Birkett, che non perde una sola udienza – lo definisce “il più grande processo della storia”. Fino al 1° ottobre 1946 il tribunale giudica 24 tra i più importanti leader politici e militari del Terzo Reich.
Accuse di genocidio
Riuscire a distinguere in differenti categorie i vari crimini e la creazione stessa del tribunale ha permesso una rapida evoluzione giuridica grazie alla quale le Nazioni Unite sviluppano una giurisprudenza internazionale in materia di guerre di aggressione, crimini di guerra e contro l’umanità, portando alla creazione della Corte Penale Internazionale. Inoltre, per la prima volta nella storia del diritto internazionale, gli atti d’accusa di Norimberga menzionano anche il genocidio: “lo sterminio di gruppi razziali e nazionali, contro le popolazioni civili di alcuni territori occupati per distruggere particolari razze e classi di persone e gruppi nazionali, razziali o religiosi, in particolare ebrei, polacchi, zingari e altri”.
La scelta di Norimberga come sede del processo ai criminali nazisti è motivata dal fatto che il palazzo di giustizia (uno dei pochi edifici della città rimasto quasi completamente intatto nonostante i massicci bombardamenti) è spazioso e dotato di uno grande carcere. Un secondo motivo è meno pratico e più politico: Norimberga viene considerata luogo emblematico in quanto il partito nazista qui aveva ospitato i suoi raduni annuali.
Siccome l’unione Sovietica avrebbe preferito che i processi si fossero svolti a Berlino (definita la “capitale dei cospiratori nazisti”), come compromesso si concorda che Norimberga sarebbe stata la sede del processo e Berlino quella delle autorità del tribunale.
Gli accusati sono 24, tra più efferati criminali del Terzo Reich, e il processo ha una vasta eco internazionale anche in considerazione della tetra fama degli incriminati.
Tutti i processati
Martin Bormann, successore di Hess come segretario del partito nazista, condannato a morte in contumacia. Karl Dönitz, comandante in capo della Kriegsmarine, condannato a 10 anni di carcere. Hans Frank propugnatore della legge del Reich, condannato a morte. Wilhelm Frick, ministro degli Interni, condannato a morte. Hans Fritzsche, commentatore radiofonico popolare, capo della divisione notizie del Ministero della propaganda nazista, assolto. Walther Funk, ministro dell’economia, condannato all’ergastolo. Hermann Göring, Reichsmarschall e comandante della Luftwaffe, condannato a morte. Rudolf Hess, vice del Führer prima di fuggire in Scozia nel 1941, condannato all’ergastolo. Alfred Jodl, Wehrmacht Generaloberst, condannato a morte. Ernst Kaltenbrunner, leader delle SS, condannato a morte. Wilhelm Keitel, capo dell’Oberkommando der Wehrmacht (OKW), condannato a morte. Gustav Krupp von Bohlen und Halbach, amministratore delegato della Friedrich Krupp AG, nessuna decisione. Robert Ley, capo del fronte del lavoro tedesco, nessuna decisione. Barone Konstantin von Neurath, ministro degli affari esteri, condannato a 15 anni. Franz von Papen, vicecancelliere di Hitler, assolto. Erich Raeder, comandante in capo della Kriegsmarine, condannato all’ergastolo. Joachim von Ribbentrop, ambasciatore, condannato a morte. Alfred Rosenberg, ideologo della teoria razziale, condannato a morte. Fritz Sauckel, Gauleiter di Turingia, condannato a morte. Hjalmar Schacht, banchiere ed economista, assolto. Baldur von Schirach, Gauleiter di Vienna, condannato a 20 anni. Arthur Seyss-Inquart, cancelliere austriaco, condannato a morte. Albert Speer, architetto preferito di Hitler e ministro degli armamenti, condannato a 20 anni. Julius Streicher, Gauleiter di Franconia, condannato a morte.
Condanne a morte per impiccagione
Le condanne a morte sono eseguite il 16 ottobre 1946 per impiccagione, nella palestra del tribunale (demolita nel 1983) ed eseguite dal boia John C. Woods, che nel 1950 a 39 anni muore in un incidente folgorato dal contatto con una linea elettrica ad alta tensione dopo avere eseguito 347 condanne a morte. Nonostante l’esercito degli Stati Uniti abbia respinto le accuse secondo le quali la lunghezza della caduta sia stata troppo breve (e quindi avrebbe provocato una morte lenta per strangolamento anziché per la rapida rottura del collo) ci sono prove documentate che alcuni condannati siano morti soffocati dopo un’agonia anche di 30 minuti.
Dei dodici imputati condannati a morte per impiccagione, due non lo sono stati. Martin Bormann viene condannato in contumacia quando è già morto, all’insaputa degli alleati, mentre cerca di fuggire da Berlino nel maggio 1945. Invece, Hermann Göring si suicida la notte prima dell’esecuzione.
Secondo alcuni storici, i corpi dei condannati sarebbero stati portati a Dachau e lì cremati, per altri invece sarebbero stati inceneriti in un forno crematorio a Monaco di Baviera con i resti sparsi nel fiume Isar in modo che eventuali nostalgici non potessero avere in futuro un luogo dove venerarli.
I giudici francesi del tribunale vorrebbero che i militari condannati (Göring, Keitel e Jodl) siano fucilati da un plotone d’esecuzione anziché impiccati. I giudici sovietici invece sostengono che gli ufficiali hanno violato l’etica militare e non sono quindi degni della più dignitosa morte per fucilazione. Tutti i condannati al carcere vengono trasferiti nella prigione di Spandau nel 1947.