Jacqui Saburido non c’è più: portata via da un cancro, che ha soltanto finito quello che il destino aveva in mente per lei dal 1999. Quell’anno, la giovane venezuelana era riuscita a coronare un sogno: andare negli Stati Uniti per migliorare il suo inglese. Era arrivata in Texas a 20 anni, è bella, simpatica, intelligente: fa amicizia in fretta, e il 19 settembre la invitano ad una festa di compleanno. Ma c’era un’altra festa, poco lontano dalla sua: Reginald Stephey, 18 anni, quella sera beve tanto, troppo per mettersi alla guida. Lo fa lo stesso, finendo con la sua auto su quella di Jacqui e dei suoi amici, che stavano tornando a casa. Muoiono in due, lei deve vedersela con le fiamme che avvolgono l’auto. Bastano 45 secondi per cambiare per sempre la vita di Jacqui Saburido: ha ustioni profonde sul 60% del corpo. Il fuoco le devasta il viso, le spalle e le braccia: i medici disperano di salvarla, ma riescono a darle una seconda possibilità, anche se il costo umano è altissimo. La operano più volte, tentano di ricostruirle il viso, ma la colonna vertebrale fatica a sostenerla, le dita delle mani le sono state amputate ed è praticamente cieca.
Nella sua seconda vita, Jacqui diventa il simbolo vivente delle conseguenze di bravate che possono costare care. Insieme ai genitori fonda un’associazione che da allora si batte per sensibilizzare i giovani sul non bere alcolici prima di mettersi alla guida. Jacqui ci mette la faccia, anche se sa di essere diventata uno mostro difficile da guardare: tiene incontri e conferenze nelle scuole americane e finisce più volte nei salotti televisivi che contano, come quello di Oprah Winfrey: “Sedersi davanti ad una macchina fotografica senza orecchie, naso, sopracciglia e capelli è difficile, ma lo farò mille volte, se questo potrà aiutare qualcuno a non finire così”.
Reginald Stephey, il giovane che l'ha ridotta così, se la cava con qualche graffio. Sarà condannato a sette anni di reclusione e al pagamento di una multa ridicola: 20mila dollari.