
Guaidó ha confermato su Twitter che “I due politici sono sotto sequestro”, accusando anche gli agenti del Sebin di aver piazzato ad arte bombe e fucili mitragliatori in casa di Marrero per costruire prove che hanno giustificato l’arresto.
Contrariamente al braccio destro di Guaidó, Vergara non è stato arrestato e ha raccontato le fasi dell’irruzione: “Hanno sfondato la porta e quando sono entrati puntandomi le armi in faccia ho ricordato loro che sono un membro dell’Assemblea Nazionale e godo dell’immunità parlamentare. Mi hanno sbattuto a terra schiacciandomi la testa mentre rovistavano il mio appartamento. Pochi minuti dopo sono andati a casa di Marrero, che abita a poca distanza da me: anche lì hanno sfondato la porta e portato via. Roberto è riuscito a urlarmi che avevano piazzato a casa sua armi ed esplosivo, ma gli agenti del Sebin l’hanno costretto a tacere”.

Due episodi destinati ad alzare il tono degli scontri, e che arrivano dopo la denuncia di Michele Bachelet, alto commissario dell’Onu per i diritti civili (su invito dello stesso Maduro), che nella sua relazione ha parlato di “repressione dell’opposizione con omicidi e torture”, oltre a denunciare la morte di 37 persone a Caracas per mano dei “Faes”, le forze speciali di polizia. Si attende una reazione degli Stati Uniti: Trump aveva sempre ammonito Maduro di non toccare Guaidó e i suoi collaboratori, pena pesanti reazioni.