La già complicata posizione di Leopoldo Luque, il neurochirurgo di Diego Maradona finito al centro di pesanti accuse, vacilla in modo pericoloso dopo la rivelazione di uno dei documenti audio finiti agli atti della procura. In un file audio, un messaggio inviato via Whatsapp da Luque ad un amico, si sente il medico pronunciare una frase shock: “Il ciccione sta per morire”.
La rivelazione, in Argentina ha riacceso le feroci polemiche sugli ultimi giorni del “Pibe de Oro”, abbandonato a se stesso, senza adeguato supporto medico e imbottito di psicofarmaci per evitare i suoi celebri scatti d’ira. È stata l’autopsia a rivelare che la salute del campione argentino fosse ormai compromessa da tempo, come conseguenza degli abusi di ogni tipo che per lunghi anni Diego si era concesso. Maradona era ormai il fantasma del campione che sapeva infiammare il mondo intero: ingrassato, affetto da cirrosi epatica, il suo cuore funzionava a mala pena a causa di numerosi micro infarti che non l’avevano ucciso subito, ma piuttosto costretto ad una lunga e penosa agonia. Nella stanza dell’appartamento dove è morto, adibita alla meno peggio a presidio medico, non c’era traccia di bombole di ossigeno, che nelle sue condizioni sarebbero state necessarie, e soprattutto Maradona non aveva a disposizione un medico di base che gli avesse prescritto gli esami più comuni.
Una lunga serie di mancanze che ha spinto i magistrati della procura di San Isidro ad aprire un fascicolo d’inchiesta in cui il principale sospettato è Leopoldo Luque, il neurochirurgo che solo un mese prima della morte l’aveva operato, accusato di negligenza, abbandono di persona e perfino di omicidio colposo. Accanto a lui anche Agustina Cosachov, psichiatra che prescriveva a Maradona dosi massicce di potenti farmaci antidepressivi del tutto inadatti ad un paziente come Maradona, in condizioni di salute assai precarie. Un castello di accuse pesanti a cui darà risposta una commissione medica incaricata di valutare se Diego poteva essere salvato.