Ognuno ha il presidente che si merita, verrebbe da dire scoprendo che secondo i procuratori federali statunitensi, il presidente dell’Honduras Juan Orlando Hernández avrebbe fornito il proprio aiuto ad un presunto trafficante di droga per portare migliaia di chili di cocaina negli Stati Uniti in cambio di ingenti tangenti. Immediata la replica della presidenza honduregna, che ha bollato la notizia come “falsa al 100%”.
Una mozione presentata dai procuratori del Distretto Sud di New York descrive in dettaglio le nuove prove in un caso contro il narcotrafficante Geovanny Fuentes Ramírez, compresa una testimonianza scottante che parla di promesse e transazioni tra Fuentes ed Hernández nel biennio fra il 2013 e l’anno successivo.
Il presidente dell’Honduras non è identificato per nome nelle mozioni, viene indicato come “CC-4” ma è riconoscibile dalle descrizioni della sua presidenza e dal nome di suo fratello. E se ancora non bastasse, nel documento sono riportate frasi di intercettazioni telefoniche assai chiare, come il giuramento di “voler ficcare la droga su per il naso ai gringos”, riferendosi agli americani.
Hernández non è ancora sotto accusa. Nel 2019 ha confermato di essere stato indagato dalla “Drug Enforcement Administration” statunitense e ha ripetutamente negato tutte le accuse. E come lui, anche Fuentes si è dichiarato non colpevole nel giugno 2020.
L’atto giudiziario depositato venerdì descrive uno stretto rapporto tra i due: si afferma che Hernández – insieme ad alti funzionari honduregni - abbia accettato tangenti durante le presidenziali del 2013, offrendo in cambio supporto militare e l’uso delle forze armate del Paese “come sicurezza” per le operazioni di narcotraffico.
"Fra il 2013 e 2014, il soggetto identificato come CC-4 ha promesso di proteggere Fuentes dall’arresto e dall’estradizione, aiutando l’imputato a trasportare cocaina con l’assistenza delle forze armate dell’Honduras. I due hanno utilizzato come base di partenza il laboratorio di Fuentes per la vicinanza ad un porto, e CC-4 avrebbe ordinato all’imputato di collaborare con Tony Hernández – suo fratello - per organizzare il traffico di droga”.
Secondo i procuratori le accuse mostrano un “piano criminale ampio con lo scopo di utilizzare il traffico di droga per affermare il potere e il controllo in Honduras”.
Un testimone avrebbe anche sentito Hernández ammettere di “appropriarsi degli aiuti delle organizzazioni non governative americane e di rubare dal fondo di previdenza sociale dell'Honduras”.
“L’affermazione secondo cui il Presidente Hernández avrebbe accettato denaro dal narcotraffico da un certo Geovanny Daniel Fuentes Ramirez, offrendo in cambio protezione e coordinamento è falsa e sembra basarsi su menzogne di criminali confessi in cerca di vendetta e di mitigare le loro possibili condanne. Questa e altre accuse sono contestate dai fatti: durante l’amministrazione Hernández il traffico di cocaina attraverso l’Honduras è sceso dall’87% al 4%, come riconosciuto Dipartimento di Stato americano”.
Il fratello del presidente, Juan Antonio Hernández Alvarado, è stato condannato a New York nel 2019 con l’accusa di traffico internazionale di sostanze stupefacenti: si era dichiarato non colpevole di tutte le accuse e aveva scelto di non testimoniare durante il processo.
Nel corso del dibattimento, una delle accuse più esplosive era stata quella di aver incanalato i proventi del narcotraffico nelle campagne del National Party “per influenzare le elezioni presidenziali honduregne del 2009, 2013 e 2017”. Hernández ha vinto le presidenziali nel 2013 e rieletto nel 2017, dopo un voto contestato che aveva scatenato giorni di proteste. Le accuse emerse nell’indagine stanno facendo crescere nel Paese sudamericano le richieste di dimissioni di Hernández.