Jair Bolsonaro l’aveva promesso ancora prima di diventare presidente: “Schiacceremo i criminali per strada come scarafaggi”. Ma secondo alcuni dati sconcertanti appena diffusi, nel 2019 la situazione sembra essere sfuggita di mano: lo scorso anno si è chiuso con la poco invidiabile morte di 1.810 persone nella sola Rio de Janerio, con una media di 5 persone uccise ogni giorno dalla polizia. Il 18% in più del 2018, e con un picco mai registrato dal 1988, primo anno delle statistiche ufficiali.
Bolsonaro è accusato di aver dato carta bianca all’ambizioso governatore Wilson Witzel, che a sua volta ha scatenato le forze di polizia e l’esercito in una lotta senza quartiere alle favelas più violente con spiegamenti di forze impressionanti: uomini con armi pesanti a terra ed elicotteri dall’alto. Ex militare, uomo di punta dello stesso partito di estrema destra di Bolsonaro, Witzel non ha esitato a raccontare più volte davanti ai microfoni di aver spiegato alle forze di polizia come agire: “Davanti ad un bandito armato c’è solo una cosa da fare: mirare alla testa”. Aggiungendo poi un rammarico: “Peccato non poter lanciare missili sulle favelas”.
I numeri, orgogliosamente diffusi dal governo dello Stato di Rio, sottolineano che la città ha raggiunto il numero più basso di omicidi dal 1991, con “soli” 3.995 morti. Dati che si riflettono anche sul resto del Paese sudamericano, dove il numero di omicidi è sceso del 20%. Molto, si legge sui media locali, è dovuto ad una particolare congiunzione: un periodo di tregua fra le gang che si spartiscono le favelas e una relativa ripresa economica del Paese che ha tolto dalla povertà diverse migliaia di disperati.
Per le autorità, le 1.810 vittime dei raid delle forze dell’ordine erano tutti uomini armati e pericolosi, ma non sono dello stesso avviso le associazioni in difesa dei diritti umani, che oltre a ricordare che “casualmente” si trattava quasi sempre di uomini poverissimi per lo più di colore tra i 14 ed i 29 anni, nel numero assicurano ci siano da aggiungere decine di innocenti spesso colpiti per errore. Ma per queste morti nessuno paga: quasi mai gli agenti sono identificati e rispondono davanti alla legge della facilità con cui sono stati autorizzati ad aprire il fuoco.
Non tutti sono d’accordo sulla “mattanza” voluta da Bolsonaro: Renata Souza, capo della commissione per i diritti umani, ha chiesto ufficialmente alle Nazioni Unite l’apertura di un’inchiesta, ricevendo l’appoggio immediato di Michelle Bachelet, l’alto commissario Onu per i diritti umani che si è detta molto preoccupata per l’eccessivo numero di uccisioni. E c’è chi teme che la situazione possa addirittura peggiorare, se Bolsonaro riuscisse a far passare una riforma della giustizia che salverebbe gli agenti da qualsiasi guaio con la giustizia.