Dopo l’attacco all’OMS, accusata di “avercela con il Brasile” semplicemente perché indicato come uno dei focolai più preoccupanti del Sudamerica, il presidente Jair Bolsonaro ha trovato la soluzione per mettere a tacere quelle che giudica “accuse ingiustificate”: staccare la spina.
Nella più cervellotica delle decisioni, ha scelto di far rimuovere dai siti istituzionali i dati su morti e contagi da Covid-19, per nascondere al mondo la violenta impennata che il Paese sta attraversando.
“i dati non riflettono il momento che il Paese sta attraversando”, ha commentato annunciando che “altre azioni sono in corso per migliorare il conteggio dei casi e la conferma delle diagnosi”. Un misterioso cambio di metodologia che gli esperti hanno bollato come “insufficiente”, che permette di ridurre il numero dei morti. La decisione di Bolsonaro non è piaciuta al ministero pubblico federale, che ha avviato un procedimento che sia in grado di chiarire i ritardi nella reazione alla pandemia e valutare le omissioni dei dati. A rispondere è stato chiamato Eduardo Pazuello, ministro della salute, che entro 72 ore dovrà chiarire “in cosa consistesse l’urgenza” e i “motivi tecnici che hanno portato alla revisione dei conteggi”.
Ma per quanto Bolsonaro si innervosisca, i pochi dati che filtrano dimostrano che il Brasile è il secondo più grande focolaio al mondo dopo gli Stati Uniti, con 672mila casi confermai e oltre 36mila decessi: un morto al minuto, secondo i calcoli di un quotidiano locale.