Il conto alla rovescia per la prossima grande trasformazione digitale è iniziato: chi chiama “5G”, semplice abbreviazione di “5th Generation”, la quinta generazione di reti wireless di banda larga per la telefonia mobile cellulare. E per entrare nel futuro manca davvero poco: il 2020, una manciata di mesi.
Secondo gli esperti sarà una rivoluzione silenziosa, ma ancora più radicale delle quattro precedenti, destinata a sconvolgere il modo di vivere e lavorare del mondo intero più di quanto abbia fatto l’avvento stesso della telefonia mobile. Una tecnologia che va ben oltre la banda larga e avrà un impatto fondamentale per lo sviluppo di città intelligenti, robotica e auto a guida autonoma, ma con enormi innovazioni anche in settori come la medicina, l’agricoltura e l’istruzione.
I dispositivi indossabili, ad esempio, aiuteranno i medici di controllare e diagnosticare i pazienti a distanza, arrivando anche ad operare attraverso robot gente ricoverata in ospedali a migliaia di km di distanza. Per essere chiari, 5G significa decine di megabit al secondo disponibili per decine di migliaia di utenti, la possibilità di gestire centinaia di migliaia di connessioni simultanee, il miglioramento della copertura e dei segnali. Meraviglie possibili grazie alla bassa latenza del nuovo standard: con le reti attuali, occorrono circa 100 millisecondi per far viaggiare le informazioni attraverso una rete. Un dato incredibilmente veloce, ma che ha ancora un ritardo che rende impossibile le comunicazioni in tempo reale.
Ma l’esplosione, promettono, sarà per tutti, in qualsiasi campo e per qualsiasi dispositivo, dagli smartphone ai televisori, dai sistemi di sicurezza all’Internet of Things, dalle smart home allo sdoganamento definitivo del “4K”, lo standard che permette di vedere film ad una risoluzione impressionante. Fra le prime a beneficiare del 5G saranno le grandi metropoli, con un enorme sistema in grado di gestire traffico, viabilità e videosorveglianza, tutto connesso e gestibile da remoto. Qualcuno mette le mani in avanti intravedendo una nuova forma di “big brother”, inteso come quanto ipotizzava il romanzo di Orwell: tanta connessione può mettere a rischio la privacy, svelando alle aziende gusti, preferenze, vizi e debolezze di ogni abitante del pianeta. Altri parlano invece di una divisione ancor più netta fra i paesi che potranno permettersi di adottare a piene mani la nuova tecnologia e quelli in cui invece ancora oggi il concetto di telefonia mobile è roba per pochi.
Saranno necessari investimenti enormi in infrastrutture da parte delle compagnie di telefonia: antenne, stazioni di base e cavi in fibra ottica, un enorme e costosissimo apparato che necessariamente essere pienamente operativo prima che il 5G possa essere ampiamente adottato. Ma le cifre in ballo sono enormi: secondo alcune stime, entro il 2035 il volume d’affari del 5G potrebbe raggiungere i 12,3 trilioni di dollari, trascinato da prodotti, soluzioni e servizi sempre più innovativi e veloci.
Un po’ di storia
Il “2G”, oggi preistoria, nacque nel 1991 con l’introduzione dello standard “GSM”, basato su reti totalmente digitali. Concentrata sui servizi voce, è la tecnologia che ha permesso l’enorme sviluppo della telefonia mobile, utilizzata per servire l’80% degli utenti di tutto il mondo. È il Giappone il primo paese al mondo ad adottare il “3G” nel 2005, una tecnologia che include uno snodo fondamentale: l’uso di internet attraverso gli smartphone. Si arriva al 2010, con il “4G”, il passaggio che migliora efficienza e velocità permettendo “applicazioni multimediali avanzate e collegamenti dati con banda passante”.