Di Germano Longo
La parola d’ordine di questi anni è “sharing economy”, l’economia della condivisione. Alla faccia della proprietà, concetto che ha riempito per intero il Novecento, la generazione dei “Millenials” sembra aver trovato una soluzione alla crisi imparando a condividere, ovvero rinunciare a qualcosa per avere tutto, ugualmente.Quel che si può condividere, ormai, non ha limiti: biciclette, automobili, l’ufficio, perfino gli appartamenti. Ma dal possesso collettivo sembravano esclusi gli affetti: quelli sono sacri e personali, non si toccano. Così, almeno, era fino a poco tempo fa, quando dal Giappone è arrivata una nuova idea, svelata da un reportage del “New Yorker”: la “Family Romance”. Condividere un affetto, per chi non ce l’ha.
Tutto nasce da un risvolto sociale che inizia a diventare preoccupante: il 30% della popolazione giapponese supera abbondantemente i 65 anni di età, con una percentuale di single altissima. Dati che portano verso un finale dal suono inquietante: solitudine.
Una vera piaga sociale che vista nel modo giusto può anche trasformarsi in business, come finisce per pensarla Yuichi Ishii, fondatore della “Family Romance”, un’azienda di servizi che offre a noleggio nonni, nipoti, figli, mariti, mogli, fratelli, genitori, fidanzati, amici. Non c’è che da scegliere. È lui stesso a testare l’efficacia di quel che ha in mente, proponendosi per un periodo di test prima come nipote a noleggio, quindi come padre di una dodicenne vittima di bullismo.
L’idea decolla, e finisce per catturare la fantasia di Kazushige Nishida, sessantenne che dopo essere diventato vedovo ha perso anche ogni contatto con l’unica figlia. Ha un lavoro, e questo gli permette qualche contatto sociale con i colleghi, ma il problema è tornare a casa, in un silenzio opprimente. In uno spot trasmesso a martello dalla televisioni nipponiche, Kazushige vede una nonna che racconta la felicità di poter andare a fare shopping il sabato pomeriggio con la nipotina. A noleggio, è vero, ma sufficiente a farla sentire bene.
Il sessantenne prende fiato, contatta la Family Romance e dopo aver sentito tariffe e promozioni, ordina una moglie e una figlia à la carte, costo mensile 350 euro. Non ha intenzioni bellicose, gli basta qualcuno che lo accolga quando torna a casa, mangi insieme a lui e poi guardi qualche minuto di televisione sul divano.
Se questo fosse un mondo giusto e bello, l’idea potrebbe perfino avere un reale valore sociale, al netto della tristezza di non riuscire a conquistarsi affetti da soli, ma di mezzo si mette sempre chi esagera, finendo per svilire la migliore delle intenzioni: c’è chi ha ordinato una moglie in perfetta forma fisica per una sera, da portare ad una cena importante al posto di quella vera, troppo grassa o troppo vecchia, o ancora chi è stato costretto ad impersonare l’amante della moglie, pronto a chiedere scusa al marito per il tradimento. O, per finire, ragazze che pur di sfuggire ai giudizi delle coetanee, noleggiano un ragazzo di bell’aspetto spacciandolo come fidanzato.