Ayman Al Zawahiri, il leader di Al Qaeda succeduto a Bin Laden, è uno stratega: lanciare nuove minacce mentre il mondo per la 18esima volta ricorda il dolore e il sacrificio di migliaia di persone, ha un effetto moltiplicatore.
Il suo messaggio video, diffuso da un sito che monitora l’attività jihadista, Al Zawahiri è un’esortazione ai seguaci di colpire ancora l’Occidente: “L’America è il principale nemico dei musulmani per una guerra contro l’Islam iniziata all’alba dei tempi. La stupida decisione di Trump di trasferire la loro ambasciata da Tel Aviv a Gerusalemme è l’ennesima conferma di inimicizia religiosa. Sono trascorsi diciassette anni da quando l'ex Presidente degli Stati Uniti George W. Bush ha lanciato la sua guerra crociata contro i musulmani e conosciamo bene la visione strategica americana di questo conflitto religioso: Washington sfrutta le alleanze per compensare i costi delle guerre cercando di colpire i nemici con disinformazione subdola. Gli americani sono deboli, chiedo al popolo musulmano di colpirli nel loro stesso territorio”.
Al Zawahiri cita gli Stati Uniti, l’Europa, la Russia e Israele, ma la sua è anche l’ennesima orgogliosa rivendicazione dell’11 settembre, e se la prende con i “backtracker”, i jihadisti che in questo tempo hanno rinnegato gli attentati di quel giorno. Per gli analisti, il leader di Al Qaeda deve anche fare i conti con scenari completamente diversi di quelli di 18 anni fa. Da allora, la stella dell’organizzazione terroristica passata alla storia della jihad è stata offuscata dai tagliagole dell’Isis, senza più riuscire a mettere a segno imprese eclatanti.
La replica di Trump non si fa attendere, ed è altrettanto perentoria: se qualcuno colpirà il suolo americano, “la reazione sarà di una forza che non hanno mai visto prima”.
Ayman Muhammad Rabi a-Zawahiri, classe 1951, egiziano di origine, è stato tra i fondatori del gruppo terroristico Al Qaeda insieme a Osama Bin Laden, alla cui morte ha assunto la guida. Sulla sua testa, con l’accusa di essere la mente degli attentati alle ambasciate americane in Kenya e Tanziana, dall’agosto 1988 pende una taglia di 25 milioni di dollari per informazioni che possano portare alla cattura.