ALBERTO C. FERRO
Il presidente del consiglio Giuseppe Conte ha annunciato su Facebook che Battisti "rientrerà in Italia nelle prossime ore, con un volo in partenza da Santa Cruz e diretto a Roma". Due uomini dell'Antiterrorismo e della Criminalpol sono sul posto. Mentre un aereo del governo italiano con a bordo anche uomini dell'Aise - l'Agenzia d'intelligence che si occupa dell'estero - e investigatori della Polizia è stato inviato oggi in Bolivia. Non è ancora chiara la dinamica del rientro, ma il giornale brasiliano Folha de San Paolo riferisce le parole del generale Augusto Heleno, ministro del "gabinetto di sicurezza istituzionale", secondo cui un aereo della polizia federale brasiliana è partito per la Bolivia per portare il terrorista italiano Cesare Battisti in Brasile: "L'aereo atterrerà in Brasile come se fosse uno scalo. Ma non è uno scalo perché dovrà cambiare aereo per andare in Italia". Secondo il ministro della Giustizia Alfonso Bonafede, Battisti "sarà portato nel carcere più vicino allo scalo di atterraggio. Presumibilmente sarà Rebibbia".
Arrestato in Bolivia, a 150 km dalla Higuera (dove nel 1967 trovò la morte Ernesto Che Guevara con i suoi guerriglieri cubani), in un’operazione congiunta dagli investigatori brasiliani della Polizia Federale e una task force italiana, con il supporto dei servizi di sicurezza boliviani. Finisce così la ultra-decennale latitanza dell’ex guerrigliero del Pac (Proletari Armati per il Comunismo) Cesare Battisti (nella foto il momento del primo arresto, due anni fa, e della prima fuga sempre in Bolivia). 64 anni, in Italia deve scontare due ergastoli per altrettanti omicidi politici. Passeggiava, maldestramente travestito, in una calle affollata di Santa Cruz de la Sierra, Bolivia, una città di oltre 2 milioni di abitanti, la città più popolosa nell'entroterra del Paese. Barba finta, abiti transadati, in tasca aveva la carta d’identità brasiliana con il suo vero nome. E' stato catturato alle 17:09 di sabato 12 gennaio, le 22 in Italia, da una task force dell’Interpol formata da investigatori italiani, boliviani e brasiliani che ha finalmente messo le manette ai polsi a un pluri-assassino. Una primula rossa che della fuga aveva fatto una scienza esatta, beffandosi della vittime e di chi era deciso ad arrestarlo. Jeans e maglietta blu, berretto di tela, lenti scure sugli occhi. Non avrebbe detto una sola parola una volta in caserma della polizia locale, durante il rito del foto-segnalamento, la presa delle impronte digitali, più il tampone orofaringeo per risalire con certezza assoluta al suo DNA. Gli 007 brasiliani avevano dato, poco prima di Natale, un’informazione preziosa all’Interpol e alla squadra di detective italiani piombati in Brasile all’indomani del mandato di arresto emesso da un giudice. ma Battisti non c’era più. Sparito nel nulla. L’informazione era precisa e certa: l’ex terrorista si trovava in Bolivia, dove cercava asilo presso un governo che ha già protetto transfughi delle Farc colombiane e di altri gruppi di sinistra sudamericani. Ma questa volta il gioco non ha funzionato. L’estradizione è già stata concessa, fra poche ore Cesare Battisti sarà rinchiuso in una cella per detenuti con giudizio definitivo all'interno di un carcere di italiano di massima sicurezza. Giustizia è stata fatta per le vittime di una sanguinosa stagione, quella del terrorismo rosso, che insanguinò l’Italia per oltre 10 anni.