Luana Priscila Pereira, per cinque anni – fra il 2012 ed il 2017 compagna di Cesare Battisti – ne è certa: l’ex terrorista su cui pesa un mandato di cattura internazionale, ne è certa: avrebbe voluto fare come Julian Assange, la mente di “WikiLeaks”, trovando rifugio nel consolato di un non meglio precisato paese amico. La donna, 33 anni, insegnante, ha raccontato la sua versione al quotidiano “Folha de S. Paulo”, aggiungendo di non avere alcuna idea di dove possa trovarsi il terrorista dei PAC, fra l’altro definito “un uomo amorevole, pacifico e buono”.
La polizia brasiliana, intanto, continua a mostrare ottimismo: Battisti sarà catturato e riconsegnato all’Italia anche grazie alla cooperazione fra le forze di polizia brasiliane e quelle internazionali di Interpol ed Europol.
“Il Messaggero” ha anche rivelato che ci sarebbe stata una trattativa fra l’avvocato di Battisti e Raul Jungmann, ministro della sicurezza brasiliano, ma senza riuscire a trovare una soluzione.
Ma è comunque polemica, perché le indiscrezioni della stampa che annunciavano l’arresto per estradizione avrebbero dato a Battisti il tempo di sparire, nella sua migliore tradizione. In più, al governo brasiliano viene anche contestata la mancanza di una taglia per chiunque sia in grado di fornire informazioni. Raul Jungmann si difende: in Brasile non è prevista, “ma nulla vieta all’Italia di farlo”.
Bolsonaro, intervenendo sul caso, ha svelato di 32 blitz effettuati dalla polizia per individuare il rifugio del terrorista italiano.