Il generale Saad al-Allaq, capo dell’intelligence militare irachena, ha rivelato in un’intervista alla CNN che l’Iraq ha consegnato alla Turchia i fascicoli di nove presunti leader dell’Isis che starebbero tramando per far rinascere il califfato del terrore. Alcuni avrebbero accesso a “capitali enormi” con cui finanziare operazioni in tutto il mondo da parte di singole cellule, sempre più piccole e difficili da individuare in tempo.
A conferma delle parole del militare ci sono alcuni recenti rapporti intelligence in cui si conferma che l’Isis starebbe tentando di pianificare la liberazione di centinaia di prigionieri dai campi e dalle prigioni in Siria e in Iraq: “Credo che enormi sforzi dovrebbero essere intrapresi dalla comunità internazionale per affrontare il problema, perché si tratta di criminali in grado di tornare nei loro paesi d’origine, diventando un pericolo enorme per l’Europa, l’Asia e l’Africa nord-occidentale.
Si parla di circa 10.000 presunti combattenti dell’Isis, fra cui molti cittadini stranieri, detenuti nel nord della Siria dalle forze siriane e curde: ognuno di loro è stato descritto dagli Stati Uniti come una “bomba a orologeria”.
Il generale Al-Allaq rilascia raramente interviste: le informazioni sull’Isis di cui dispone sono emerse durante un’ampia discussione sul ruolo dell’Iraq nell’uccisione di Al-Baghdadi. Secondo il generale, alcune figure dell’Isis note come “emiri”, sfuggite dall’offensiva a Baghouz, “Hanno attraversato segretamente queste aree dal confine siro-turco con l’aiuto dei contrabbandieri, pagando forti somme di denaro per entrare in segreto nel territorio turco, dove svolgono un ruolo chiave nel reclutamento di combattenti e terroristi”.