La storia di “Jihadi Jack” era stata una delle più emblematiche, nel periodo in cui l’Isis terrorizzava il mondo. Inglese di Oxford, vero nome Jack Letts, ventenne di famiglia borghese – padre botanico e madre scrittrice – tifosissimo del Liverpool, sulla sua strada incrocia la causa jihadista. Si converte e nel 2014 parte per la Siria, i suoi genitori dicono “per motivi umanitari di interessi religiosi”: ma lì qualcosa cambia, e Jack diventa uno dei 750 jihadisti anglosassoni che scelgono di sposare in pieno la folle missione del Califfato. Nel 2017, Jack viene arrestato dalla milizia curda al termine della sanguinosa battaglia di Raqqa: i genitori chiedono alle autorità inglesi di attivare le procedure per l’estradizione, ma è lui stesso a rifiutare ogni aiuto. Cambia idea qualche mese dopo, quando chiede di tornare nel Regno Unito, dicendosi pronto a “Essere arrestato e processato per qualsiasi crimine la giustizia creda io abbia commesso”.
E mentre lui resta rinchiuso in qualche carcere in Medioriente, a finire nei pasticci in queste ore sono i suoi genitori, John Letts, 58 anni, e sua moglie Sally Lane, di 56, che devono rispondere davanti alla “Central Criminal Court” di “finanziamento del terrorismo”. Loro si difendono: ammettono di aver inviato 223 sterline a loro figlio, ma “È quello che qualsiasi genitori avrebbe fatto. Abbiamo cercato di fare la cosa giusta collaborando pienamente con la polizia: hanno promesso che ci avrebbero aiutato, ma in realtà hanno usato le informazioni che abbiamo fornito per accusarci”.
Una giustificazione che non è bastata all’Old Bailey, che nel periodo del bonifico registrava attentamente le parole di Jihadi Jack: “Sono nemico del Regno Unito”, oltre a dichiararsi pronto e desideroso di decapitare i soldati inglesi. La coppia è stata giudicata colpevole di aver finanziato il terrorismo nel settembre 2015, ma non della stessa accusa risalente al dicembre dello stesso anno, quando hanno tentato di inviare altre 1.500 sterline al figlio. Alla coppia è stata risparmiata la pena detentiva massima di 14 anni di carcere, commutati in 15 mesi di reclusione sospesi per 12 mesi. Al termine dell’udienza, i giudici hanno ammesso di aver avuto una grande empatia verso la famiglia Letts: “È facile immaginare il travaglio che hanno vissuto e la lenta agonia che devono affrontare a causa delle scelte del figlio”.
Jihadi Jack ha sempre negato di aver mai ucciso qualcuno, ammettendo di aver aderito alle file del califfato convinto di andare incontro “a qualcosa di meglio”, pur avendo un “ottimo rapporto” con i suoi genitori. Ma capisce che tutto questo non può essere dimenticato e non riesce a biasimare l’opinione pubblica inglese, che più volte si è dichiarata contraria a concedergli una seconda possibilità.