Gli esperti di terrorismo internazionale temevano il risveglio del fondamentalismo islamico dopo la strage delle due moschee di Christchurch, in Nuova Zelanda. Da giorni, attraverso una serie di messaggi lanciati sulla piattaforma “Telegram”, il Califfato annuncia vendetta per la morte dei 50 musulmani. Uno dei messaggi più inquietanti è la foto di un kalashnikov avvolto nella bandiera nera con delle minacce scritte in bianco sulla canna, come quelle ormai celebri di Brenton Tarrant: “Vi sconfiggeremo presto, nessuno si salverà”.
Malgrado il terrorismo islamico dell’Isis sia ormai ridotto allo stremo e avviato alla sconfitta totale, fatti come quelli di Chirstchurch possono risvegliare cellule dormienti per colpire obiettivi cattolici e cristiani. Da considerare anche i foreign fighters di ritorno, in grado di fare nuovi proseliti per proseguire la lotta contro gli infedeli. C’è anche un terzo aspetto, molto inquietante, che paradossalmente può essere servito da lezione alle strategie di Daesh: l’uso massiccio dei social da parte di Brenton Tarrant, che ha trasmesso in diretta Facebook tutte le fasi del suo massacro, dando una visibilità e una eco senza precedenti ad una mattanza. Un aspetto comunicativo, quest’ultimo, che è sempre stato molto uno dei punti fermi dell’Isis e dei suoi terroristi, per instillare con forza il germe della paura nel cuore dell’Occidente. L’effetto a catena lo dicono i numeri: Facebook ha annunciato di aver rimosso un milione e mezzo di copie del video originale dalle proprie pagine, impedendo la diffusione per altre 1,2 milioni di volte. Ultimo risvolto, ma non meno preoccupante, l’effetto emulativo che ha spinto diversi paesi ad alzare il livello di massima allerta.
Qualche ora fa, l’aeroporto di Dunedin, in Nuova Zelanda, è stato evacuato per un pacco sospetto.