Secondo le intelligence e i servizi segreti di diversi paesi, ci sarebbero diversi indizi che confermano un sospetto: a due anni di distanza dalla perdita dell’ultimo territorio controllato in Iraq, l’Isis sia sta riorganizzando.
Secondo Lahur Talabany, un alto funzionario dell’antiterrorismo curdo, i miliziani dell’autoproclamato stato islamico sono ormai più preparati e più pericolosi di quelli di al-Qaeda: “Hanno acquisito tecniche e tattiche migliori, e hanno anche molti più soldi a disposizione. Sono in grado di acquistare veicoli, armi, forniture alimentari e attrezzature, sono abili con le tecnologie ed è più difficile stanarli. Vediamo che le attività aumentano di intensità e pensiamo che la fase di ricostruzione sia finita: potrebbero passare presto all’azione”.
Quello che emerge è un diverso tipo di Isis, che ha probabilmente rinunciato all’idea di controllare territori per evitare di diventare un bersaglio certo e facilmente individuabile. Come i loro predecessori di al-Qaeda, per stabilire le nuove strategie gli estremisti sono andati in clandestinità sulle montagne di Hamrin, in Iraq.
“Questo è il punto in cui l’Isis si sta ridisegnando: una lunga catena montuosa piena di nascondigli e grotte, molto difficile da controllare. L’Isis ha imparato a nutrirsi dei disordini, come quelli in corso a Baghdad, sfruttando il senso di alienazione dei musulmani sunniti: se ci sono disordini e malcontenti sociali, l’Isis va a nozze”.
I miliziani beneficiano anche dei rapporti tesi tra Baghdad e il governo del Kurdistan, a seguito del referendum sull’indipendenza curda nel 2017. Si è creata una vasta zona terra di nessuno nel nord dell’Iraq costantemente pattugliata dall’Isis.
“C’è un’enorme attività dei miliziani nella zona vicino al Tigri: giorno dopo giorno ne seguiamo i movimenti e le attività”. Secondo i rapporti dell’intelligence, i ranghi dei tagliagole nella zona sono stati recentemente rinforzati da circa 100 combattenti che hanno attraversato il confine dalla Siria, compresi alcuni con cinture esplosive: “Se la situazione continua, nel 2020 saranno diventati più potenti in grado di sferrare più attacchi”.
I funzionari dei servizi segreti curdi stimano che in Iraq l’Isis possa contare su una milizia di 10mila persone, con un numero di combattenti compreso tra i 4.000 e i 5.000, numerose cellule dormienti e migliaia di simpatizzanti che non vedono l’ora di essere radicalizzati. “La comunità internazionale dovrebbe essere molto preoccupata, perché più si sentono a loro agio qui e più penseranno ad operazioni al di fuori dell’Iraq e della Siria”.
Per ora gli estremisti sono confinati nell’ombra, si nascondono in grotte e nel deserto, in condizioni difficili da sopportare per troppo tempo: spuntano di notte per effettuare attacchi mordi e fuggi.