Nel 1865, il cercatore d’oro messicano Pablo Flores individua un filone di argento sul picco Buena Vista, nella contea di Inyo, in California. La zona però ha un problema non da poco: delle tribù indiane di Paiute e Shoshone poco propense e fare amicizia. Flores segna sulla mappa il punto esatto e torna indietro a cercare protezione. Secondo il fiuto di Pablo, lì dentro c’è così tanto argento da lastricare mezza America: notizia sufficiente per far nascere “Fort Independence”, avamposto dell’esercito americano nell’Oak Creek.
La quantità d’argento attira come il miele speculatori, lavoratori, avventurieri, commercianti e furbastri d’ogni tipo, fra cui Victor Beaudry, il più lesto di tutti a mettere su una bottega a disposizione dei minatori, ma anche ad acquisire i diritti di alcuni tratti della miniera, compreso il filone più ricco, la “Union Mine”. Intorno nasce Cerro Gordo, tradotto dallo spagnolo “collo grosso”, un villaggio di frontiera da cui si trova a passare anche Mortimer Belshaw, mercante di galena, detto anche “piombo argentifero”: stringe un accordo con Beaudry e il primo carico di argento e galena parte per Los Angeles.
Pablo Flores aveva ragione: per decenni, la miniera di Cerro Gordo assicura grandi quantitativi di argento, piombo e zinco. Una parte del metallo viene fuso in loco, il resto è spostato altrove. In compenso, Cerro Gordo gode di una certa fama: nel momento di maggior splendore, la città vanta sette saloon, due bordelli, cinque alberghi, fra cui l’American Hotel, datato 1871, ma soprattutto 5.000 abitanti e la media di un morto ammazzato a settimana.
Nel 1957, quando ormai l’epopea del selvaggio West è finita da un pezzo, la miniera si esaurisce, e così come si era popolato, Cerro Gordo finisce per diventare una delle tante “ghost town” amatissime dai turisti. Per decenni, l’area è visitabile ma solo dietro autorizzazione, essendo una proprietà privata.
Ma oggi, Cerro Gordo è in vendita, in blocco. Per 925mila dollari ci si assicura un’area di 4mila mq che racchiude 22 fabbricati sopravvissuti al tempo, fra cui un l’American Hotel, un saloon, un museo, una cappella e alcune baracche che ospitavano i minatori.