Ira Levin, lo scrittore americano autore del romanzo horror “Rosemary’s Baby”, aveva un personale metodo di classificare il popolo che affolla stazioni ed aeroporti: “Chiunque abbia bisogno di più di una valigia è un turista, non un viaggiatore”.
Una morigeratezza di cose da portarsi appresso a cui, statisticamente, le donne non sanno resistere: c’è una lunga teoria di aneddoti ed episodi che raccontano di signore capaci di portarsi perfino i moon-boot alle Maldive o le infradito a Cortina, perché non si sa mai.
L’eccezione che conferma la regola si chiama Jill Paider, fotografa professionista californiana specializzata in design, architettura, food e viaggi: una donna che per lavoro e piacere ha posato i suoi tacchi a stiletto da 15 cm in 102 paesi diversi, tornando a casa ogni volta con scatti meravigliosi di posti dove la natura è ancora padrona o dove la mano dell’uomo è stata capace di costruire l’impossibile. Foto che spesso si sono trasformate in premi e riconoscimenti.
Ma con una particolarità che farà l’invidia di molti uomini: ovunque sia andata, Jill ha sempre viaggiato con il suo trolley da cabina. Nessun trucco: non è specializzata in origami da abbigliamento, non viaggia nuda e neanche ha una corporatura da bambolina di porcellana, anzi, è una bella ragazza, mora e decisamente alta. Ma a lei il trolley basta e avanza.
I suoi segreti da viaggatrice capace di ridurre all’essenziale quel che le serve, dopo anni di invidie da parte di amiche e conoscenti, ha deciso di raccoglierli in un libro, “Carry-on Only. Confessions from 100 Countries” (Solo bagaglio a mano. Confessioni da 100 paesi).
Il suo è stato un percorso di allenamento mentale lungo, che prima di arrivare ai bagagli ridotti all’osso è iniziato dai viaggi: il primo quando andava alle superiori, in Spagna. Una vacanza che è diventata una vera folgorazione, in cui Jill la ragazzina ha capito che il concetto di viaggio era scritto nel suo futuro. Ogni spostamento, racconta lei, le ha lasciato qualcosa, anche se la top five dei posti del cuore comprende Namibia, Sudafrica, Nuova Zelanda, Fiji e Cile.
Ad ogni nuovo viaggio, Jill capiva che molte delle cose che aveva messo in valigia tornavano indietro senza neanche averle toccate. La regola, a quel punto, è diventata “less is more”, meno è di più. Dentro il suo trolley non mancano mai un ombrello, scarpe comode, una maschera per gli occhi, tè e snack, qualche cosmetico e un tappetino per lo yoga. I capi non li piega, li arrotola, e appena può sfrutta le lavatrici degli hotel per lavare e tornare a posto come il primo giorno.
A proposito: Jill Paider viaggia da sola, e quando si è trovata in luoghi dove la parità di genere non è esattamente una regola di vita, ha sempre avuto l’accortezza di non cercarsi i guai. Alberghi centrali, spostamenti sicuri, niente locali equivoci e ore notturne in quarteri poco raccomandabili.
La sua carriera inizia con un master in politiche internazionali presso la “London School of Economics” e una laurea in fotografia alla “London University of Arts”. Autrice di oltre 15 libri fotografici, è membro dell’American Photographic Artists”. Vive a Los Angeles in un appartamento normale, dove ci sta tutto quel che le serve.