Ha compiuto 50 anni da poco: aria da professoressa, un filo di trucco e un altro di timidezza, malgrado tutto. Eppure Carole Cadwalladr appartiene di diritto alle donne che fanno trenare i potenti, inserita dal “Vogue” fra le 25 donne più influenti del Regno Unito, insieme a Meghan Markle e Kate Middleton. Giornalista investigativa, ex firma del “Daily Telegraph”, le sue inchieste oggi sono uno dei vanti dell’Observer, sorta di edizione domenicale del “Guardian”. È stata lei, nel 2018, ad accendere la miccia dell’enorme bomba dello scandalo “Cambridge Analytica”, la società di consulenza che svendeva al miglior offerente i dati sensibili dei profili Facebook di 50 milioni di americani a scopi elettorali. Un calderone che ha costretto Mark Zuckerberg a comparire davanti ad una commissione d’inchiesta per spiegare se davvero il suo social sapeva, e non ha fatto niente.
La Cadwalladr era finita alla periferia delle maglie di Cambridge Analytica per caso nel 2017, quando si era imbattuta negli strani legami fra il miliardario Robert Mercer e una società che immagazzinava dati senza spiegare esattamente a quale scopo. Da buona reporter sente puzza di bruciato e si mette in caccia, trovando una gola profonda in Chris Wylie, un esperto di big data di “Linkedin”, che pian piano le svela quanto quei dati siano risultati fondamentali per le elezioni americane del 2016, ma anche per il refenderum sulla Brexit. Sul nome di Carole cala la vendetta dei social, fatta di minacce, insulti e sessismo, ma tira dritto e al suo lavoro si affiancano altre testate giornalistiche come il New York Times, che ad un suo gesto scatenano l’inferno.
A missione compiuta, Carole ha ricaricato la tastiera e si è rivolta verso l’universo fumoso delle fake news, fenomeno mondiale incontrollato solo all’apparenza innocuo, e in realtà manovrato ad arte.
Ma proprio in questi giorni, Carole Cadwalladr è comparsa sul palco del “TED” (Technology Entertainment Design), un programma annuale di conferenze quest’anno ospitato a Vancouver, in Canada. Nel suo discorso, la giornalista ha spiegato come i social abbiano influito in modo pesante su svolte politiche importanti, come la già citata Brexit, un argomento che le sta molto a cuore, visto che riguarda il suo Paese. Quindici minuti in cui ha raccontato la brutta sensazione che le è rimasta dentro dopo le sue inchieste: i social sono una minaccia alle democrazie di tutto il mondo. Si è anche rivolta direttamente agli “Dei della Silicon Valley: Mark Zuckerberg, Sheryl Sandberg, Larry Page, Sergey Brin e Jack Dorsey”.
È stato un fiume di applausi, e come al solito, alcuni dei “giganti” criticati si sono lamentati per diverse “inesattezze” pronunciate da Carole nel suo discorso. Ma quando qualcuno gli ha chiesto di dire quali fossero, hanno preferito tacere.