Non solo semplici cittadini o aziende, ma intere città tenute in ostaggio da hacker senza scrupoli. È un fenomeno, la più avanzata forma di ricatto digitale, quella che per giorni ha tenuto sotto scacco alcune località come Lake City e Riviera Beach, in Florida, la Jackson County in Georgia e ben 22 piccoli centri del Texas, negli Stati Uniti, costretti a pagare un riscatto compreso da 400 a 600mila dollari perché email, telefoni e servizi essenziali come biblioteche, scuole, tribunali e vigili urbani ripartissero. Un caos che ha costretto a scendere in campo la Guardia Nazionale, che in attesa di trovare le contromisure necessarie ha invitato tutti gli uffici pubblici a fare un backup dei dati da conservare offline.
C’è chi non cede, come la città di Baltimora, che lo scorso maggio è stata vittima di un attacco coordinato da parte di hacker e ha deciso di non cedere al ricatto, impiegando mesi a ripristinare servizi che sono rimasti inaccessibili ai cittadini per lungo tempo. Una testardaggine costata parecchio: gli hacker volevano 76mila dollari per fornire il codice in grado di fermare il virus, la città mentre ha speso 5,5 milioni. Stessa sorte toccata ad Atlanta: 51mila dollari la richiesta, 17 milioni il conto per non cedere ai ricattatori.
Atlanta e Baltimora rappresentano un’eccezione e un precedente inquietante, perché finora il fenomeno era stato circoscritto ai piccoli centri, dove i sistemi informatici sono meno sofisticati rispetto a quelli delle grandi città.
Secondo alcune stime, dal 2013 ad oggi circa 170 comuni americani sono stati vittime degli attacchi informatici, per massima parte partiti dall’Europa dell’Est, ma ben 22 di questi si sono verificati quest’anno. E l’incubo ancora peggiore è l’approssimarsi delle elezioni presidenziali americane del 2020.